Con l’anno nuovo l’aliquota Iva per le parti comuni condominiali non è più agevolata e passa dal 10% al 22%. A fare chiarezza è stata una nota diffusa dall’Agenzia delle Entrate nei primi giorni del 2019. Il parere del Fisco è una mazzata nelle tasche degli italiani.
L’Agenzia delle Entrate richiama il numero 103 della Tabella A, Parte III, allegata al DPR n. 633 del 1972 in cui si stabilisce che l’applicazione dell’aliquota al 10% vale per le forniture elettriche “per uso domestico”, quindi rimanda alla circolare 273/E del 23 novembre 1998 secondo la quale “l’uso domestico non si realizza con la destinazione ad ambienti diversi da quelli familiari”. Concludendo in sintesi che “ciò premesso, con riferimento alla fattispecie in esame, si osserva che nel condominio la prestazione di fornitura di energia elettrica è fatturata distintamente ad ogni unità immobiliare (sia che abbia destinazione residenziale, sia che abbia destinazione diversa, come uffici, studi professionali, negozi), e che la fornitura di energia elettrica necessaria per il funzionamento delle parti comuni dei condomini è fatturata anch’essa direttamente allo stesso condominio.
Abbiamo riscontrato, che, già dall’inizio del 2019, nelle bollette condominiali, con riferimento ai complessi aventi maggioranza di unità abitative, l’Iva è calcolata al 22%. Ciò risulta essere un vero e proprio salasso per chi vive in condominio, dichiara il dott. Massimiliano Scalisi , responsabile dello sportello del consumatore dell’associazione CODICI, che aggiunge come questo ulteriore aggravio porterà gli italiani a spendere centinaia di euro in più di oneri condominiali.