Padri separati trattati come bancomat. L’ennesima dimostrazione arriva da una sentenza della Cassazione che ha respinto il ricorso del genitore contro l’obbligo di versare ogni anno, entro il 30 giugno, un assegno di 2.500 euro per ogni figlio per le vacanze estive. Secondo l’associazione Codici, un verdetto che conferma l’orientamento a senso unico della giustizia.
“I padri separati hanno diritto ad una quotidianità con i figli – dichiara Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – ed i magistrati con queste decisioni allontano i figli dal genitore separato. Nel caso dei padri, ormai sono ridotti ad un salvadanaio a cui attingere per ogni tipo di spesa. Attenzione, non bisogna soffermarsi sull’importo stabilito per l’assegno in questa specifica sentenza. La cifra di 2.500 euro colpisce senz’altro, ma non deve distrarre, perché ciò che conta è il concetto. Ci riferiamo al fatto che, per la Cassazione, le vacanze estive rientrano nelle spese per il mantenimento ordinario e l’importo deve essere adeguato all’indice Istat. Quindi, non c’è nulla di voluttuario e imprevedibile, è una costante che deve essere aggiornata tenendo conto dell’inflazione. Un pronunciamento che, sinceramente, lascia allibiti. Si pensi, ad esempio, alla giurisprudenza della stessa Cassazione che fa rientrare nelle spese ordinarie voci ricorrenti e prevedibili, come quelle per gli alimenti e l’igiene personale, i vestiti e le attività ricreative, una casistica in cui si fa fatica a far rientrare le vacanze. E poi viene da chiedersi come sia possibile stabilire la costante della spesa delle vacanze, indicando di prendere in considerazione gli indici Istat, ignorando aspetti tutt’altro che secondari, come per esempio i costi del viaggio, se in aereo oppure in treno. Prendere in considerazione la situazione economica dei genitori e lo stile di vita della famiglia non significa trasformare il padre in un bancomat, costringendolo ad esborsi che possono trasformarsi in un peso troppo grande da sostenere. Si è imboccata una strada preoccupante. Far valere i diritti dei padri separati diventa sempre più difficile, ma questo non ci spaventa e tantomeno ci fermerà”.
L’associazione Codici è impegnata da anni con la campagna “Voglio papà” nell’assistenza ai padri separati. È possibile segnalare il proprio caso e richiedere aiuto al numero 0952180387 oppure scrivendo all’indirizzo e-mail segreteria.sicilia@codici.org.
Codici e la delegazione siciliana dell’associazione sono state ammesse come parti civili dal Gup di Palermo Tesoriere nel processo incardinato a seguito dell’operazione “Cutrara” condotta dalla Procura Antimafia di Palermo.
I principali indagati e i reati
Tra i principali indagati, Francesco Domingo, considerato dagli investigatori lo storico capomafia di Castellammare del Golfo, e Nicolò Rizzo, Sindaco della città, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Altri reati contestati ai numerosi imputati sono favoreggiamento ed estorsione.
Mafia e politica
“Il vincolo associativo – dichiara l’avvocato Giovanni Crimi, legale dell’associazione Codici – e la forza d’intimidazione che caratterizza il sodalizio mafioso scoperto dagli investigatori si prefiggono il controllo di attività economiche private con interventi nella pubblica amministrazione e da qui il coinvolgimento anche di politici. La circostanza che i sodali, con violenza e minaccia, costringevano le persone a rilasciare terreni condotti in locazione, a versare somme di denaro da destinare al soddisfacimento dei bisogni e delle esigenze dell’organizzazione, a rinunciare a trattamenti di fine rapporto, nonché ad eludere o ostacolare le investigazioni dell’Autorità, denota la forza criminale di cui il gruppo disponeva. Questi fatti, da cui emergerebbe la commistione tra mafia e politica, destano seria preoccupazione”.
Appello per la legalità
Il Coordinamento per la Legalità della provincia di Trapani, di cui Codici fa parte, ha sollecitato l’intervento della Commissione Regionale Antimafia per indagare nella provincia di Trapani “… non solo su accordi tra mafia e politica, ma anche su tutti quegli Enti su cui aleggia l’ombra dell’influenza del voto di scambio con soggetti e secondo un sistema, presupposto di corruzione e malaffare, di ricerca illecita del consenso”. Secondo il Presidente della Commissione Claudio Fava, dalle indagini già espletate “… traspare chiaramente un’inquietante familiarità nei rapporti tra amministratori locali ed esponenti delle cosche: un comportamento che mostra una permeabilità delle istituzioni e rafforza il prestigio dei boss mafiosi nel territorio” e per tali motivi la Commissione ha deliberato una missione a Trapani per incontrare i rappresentanti istituzionali attivi nell’azione di contrasto e di indagine, sindacati e le associazioni territoriali.
La prossima udienza è stata fissata per il 6 aprile per decidere sull’ammissione dei riti alternativi e sulle richieste di rinvio a giudizio.
Poche righe, sufficienti a gettare nel panico un pensionato.
L’Inps batte cassa
In questi giorni l’associazione Codici ha ricevuto segnalazioni e richieste di chiarimenti in merito ad una breve comunicazione con cui l’Inps impone la restituzione dell’importo maggiore erogato per la pensione. Un errore addebitato in automatico al pensionato, anche se non è detto che la responsabilità sia effettivamente di quest’ultimo.
Quando la richiesta non è legittima
“In alcuni casi – spiega Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – parliamo di somme anche considerevoli, migliaia di euro, e quindi è comprensibile la preoccupazione dei pensionati. Di fronte a queste situazioni, la prima cosa da fare è mantenere la calma. Non è detto, infatti, che le somme richieste debbano essere restituite. Bisogna verificare che la richiesta sia legittima, nel qual caso è bene ricordare che il pagamento può essere rateizzato. Nel caso in cui, invece, la richiesta non fosse legittima, perché l’errore non è stato commesso dal pensionato, allora si aprono altri scenari.
Le sentenze dalla parte dei pensionati
“È l’istituto – conclude Giacomelli – che deve dimostrare di non aver sbagliato. Ci sono pronunce importanti da parte della Corte di Cassazione e del Tribunale di Roma, che fissano dei paletti che non possono essere aggirati. Il consiglio che rivolgiamo ai pensionati è di verificare la legittimità della richiesta, senza farsi prendere dal panico, perché non è detto che l’Inps abbia ragione”.
Codici è a disposizione con i suoi esperti per verificare la legittimità delle richieste dell’Inps.
L’associazione Codici può supportarti nel caso di problemi con l’Inps per la pensione, non esitare a contattarci!
Per informazioni scrivere a segreteria.sicilia@codici.org o telefonare al 095.2180387
Si apre un nuovo caso sul fronte dei rimborsi per i biglietti aerei.
La divisione dell’Italia in aree
L’entrata in vigore dell’ultimo Dpcm, con la divisione dell’Italia in aree a seconda della gravità della situazione, sta infatti creando problemi ai passeggeri, in particolare quelli Ryanair.
Problemi per il divieto spostamenti
“Stiamo ricevendo segnalazioni – spiega Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – da cittadini delle aree rosse e arancioni, dove gli spostamenti da una Regione all’altra sono vietati. Nonostante il Dpcm, Ryanair sta negando il rimborso a chi non può più partire. È un abuso, perché siamo di fronte ad un caso di impossibilità sopravvenuta. Abbiamo già inviato una prima comunicazione alla compagnia affinché cambi rotta, tutelando i diritti dei passeggeri”.
Diritti negati
Tra i casi trattati dall’associazione Codici, c’è quello di un consumatore che aveva acquistato un volo per oggi dalla Puglia alla Lombardia. “Alla luce dell’ultimo Dpcm – dichiara Stefano Gallotta, Responsabile Trasporti e Turismo di Codici – non può più partire e così ha contattato Ryanair. La compagnia ha risposto che il volo non è cancellato, quindi o parte o perde i soldi. Non è un comportamento corretto”.
Tutelare i consumatori
“Le compagnie aeree – aggiunge Gallotta – non possono ignorare le conseguenze delle nuove misure per il contrasto e il contenimento dell’emergenza da Covid-19, scaricando tutto sui consumatori. Il divieto di ogni spostamento in entrata e uscita dalla propria Regione per le aree rosse e arancioni significa che ai passeggeri è inibita la fruizione del biglietto. Per questo motivo i contratti di viaggi devono intendersi risolti per sopravvenuta impossibilità della prestazione. Non si può far finta di nulla, come Ryanair, a cui chiediamo il rimborso integrale dei passeggeri costretti a rinunciare al volo a causa dell’ultimo Dpcm”.
Assistenza per i rimborsi
I cittadini che si trovano nelle aree rosse o arancioni e sono costretti a rinunciare ad un volo a causa delle disposizioni contenute nell’ultimo Dpcm possono rivolgersi all’associazione Codici, che fornirà tutta l’assistenza necessaria per richiedere il rimborso del biglietto aereo.
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