Malasanità, altra morte sospetta in Sicilia

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Zammataro (Codici): “Sconcerto per quanto accaduto a Palermo, massima attenzione degli inquirenti sul caso di Carmela Tomaselli. Ci lascia sgomenti il comportamento del Governo nazionale rispetto alle vittime di malasanità. Giustizia a rischio”.

Malasanità in Sicilia: una catena senza fine. Il decesso di Carmela Tomaselli ieri a Palermo riaccende i riflettori sul tema e l’associazione Codici – Centro per i diritti del cittadino intende essere in prima linea per fare luce sul caso. “Troppi sono i casi di decessi o errori commessi nelle strutture sanitarie della Regione a causa della carenza di personale, negligenza e macchinari mancanti o non funzionanti” – incalza il segretario regionale Manfredi Zammataro.  “Sulla morte della 41enne – aggiunge – vi sono versioni molto contrastanti. Per questo chiediamo che sul caso vi sia la massima attenzione da parte degli inquirenti e degli organi competenti”.

 

Zammataro porta ancora una volta sul tavolo i numeri drammatici emersi dal rapporto stilato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori in campo sanitario. “Secondo il report tra il 2009 e il 2012 la Sicilia è la Regione che registra più casi di malasanità – illustra il segretario di Codici – Su un totale di 570, nell’isola se ne sono verificati 117. E su 261 decessi ben 84 sono avvenuti in Sicilia. Praticamente in Italia un morto di malasanità su 3 è rimasto vittima della sanità siciliana”.

Nessuna caccia alla streghe. “La nostra azione non ha come obiettivo la ricerca di un colpevole a tutti i costi – chiarisce Zammataro – Stiamo solo manifestando sconcerto per un’altra morte sospetta avvenuta in un ospedale italiano”.

Il segretario di Codici, infine, punta il dito sull’operato dell’esecutivo nazionale in tema di politiche sanitarie. “Ciò che veramente ci lascia sgomenti – commenta Zammataro – è il comportamento del Governo Italiano rispetto alle vittime di malasanità, che ha confezionato insieme ai deputati Gelli, Alpa e Lorenzinun progetto di legge che mette al riparo i medici dalle cause intentate nei loro confronti, invertendo un principio sul quale si è basata finora la normativa relativa all’onere della prova: in futuro infatti – spiega il segratario – sarà a totale carico della presunta vittima”. Il danno per avere rilevanza dovrà essere grave.

Ma non è finita. Per qualsiasi “cattiva pratica” dopo cinque anni non si potrà procedere più, perché scatterà la prescrizione. Per essere tutto regolare “il medico dovrà aver rispettato le linee guida accreditate dalla comunità scientifica internazionale e dalle società scientifiche italiane. E questo – spiega Zammataro – sarà disposto in seguito con un decreto ad hoc. Ma il Ministro non dimentichi – incalza il segretario – che le linee guida non sono le tavole della legge medica. La Lorenzin vuole cancellare con un colpo di spugna la parola malasanità dal vocabolario italiano – conclude – e lo fa a spese delle vittime di malasanità che non potranno più ottenere giustizia”.

 

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