“Siamo contenti della decisione presa dal Tribunale di Messina di ammettere la nostra associazione come parte civile al processo che si terrà contro i presunti responsabili dell’ennesimo caso di malasanità; si tratta di un importante riconoscimento del ruolo e dell’operato che la nostra associazione da anni svolge in difesa delle vittime e del cittadino” hanno dichiarato gli avv. Manfredi Zammataro e Melita Cafarelli, rispettivamente Presidente di CODICI – Centro per i diritti del cittadino – Sicilia e referente per la delegazione CODICI Messina.
I fatti – piuttosto gravi se quanto emerso in sede processuale trovasse riscontro nella condanna da parte del giudice – riguardano lo scorso maggio, quando furono tratti in arresto due medici dell’ospedale Papardo-Piemonte di Messina: uno interno al reparto di Anestesia e Rianimazione, l’altro dirigente medico del reparto di Ostetricia e Ginecologia. I due sono accusati di avere indotto con l’inganno, paventando lungaggini e difficoltà nel normale iter da seguire per procedere all’interruzione di gravidanza presso la struttura ospedaliera, alcune donne a procedere all’aborto nello studio privato di uno dei medici implicati al prezzo di 1.500 euro. Studio ovviamente privo dei requisiti igienico-sanitari fondamentali e necessari a garantire la salute e la sicurezza del paziente, oltre al fatto che le attrezzature mediche sarebbero state sottratte dalla struttura ospedaliera in questione.
“È per noi importante aver avuto la possibilità di prender parte al procedimento penale nei confronti dei due imputati: se le indagini della Procura e le accuse dovessero essere confermate, infatti, il quadro che emerge dalla vicenda mette in evidenza condotte spregiudicate ed estremamente dannose per le pazienti coinvolte, oltre che riprovevoli visto il ruolo svolto dai due imputati in quanto professionisti d’aiuto che dovrebbero porsi innanzi lo scopo di salvaguardare e tutelare il paziente, anziché utilizzarlo come fonte di lucro” hanno dichiarato ancora gli avv. Zammataro e Cafarelli. “Azioni del genere, e come quelle per le quali in molti si rivolgono ai nostri sportelli come vittime di malpractice medica, finiscono col ledere immancabilmente la fiducia del cittadino nei confronti del sistema sanitario”.