Fonte: http://m.livesicilia.it/2016/10/23/se-volare-dalla-sicilia-a-milano-costa-piu-che-andare-in-giappone_793253/
L’Antitrust indaga sul caro biglietto aereo da e per la Sicilia. Ecco i casi più clamorosi.
PALERMO – Gli uffici dell’Antitrust stanno lavorando all’istruttoria. La notizia dell’apertura del fascicolo da parte dell’Autorità garante della Concorrenza è di un mese fa. E segue all’esposto denuncia presentato nello scorso luglio dall’associazione di tutela dei consumatori Codici, che ha sollevato la questione del caro biglietto aereo da e per la Sicilia. Nell’esposto si faceva riferimento alla situazione di quest’estate, quando l’associazione ha registrato anche biglietti da 700 euro per un Catania-Milano andata e ritorno. Quando oggi per un Milano-Tokyo puoi cavartela con 484 euro.
È una storia dolorosa quella del caro aereo, opzione quasi forzata per i siciliani che devono spostarsi in continente, visti i tempi biblici imposti dal trasporto ferroviario, scartato a priori. Chi può prenotare con largo anticipo può limitare i danni. I guai arrivano quando il biglietto si fa in zona Cesarini. Su aerei stracolmi in cui gli ultimi posti liberi si vendono a prezzi stellari. Basta fare qualche prova in tempo reale, scegliendo uno dei vari siti per prenotare voli aerei al prezzo più conveniente. Conveniente si fa per dire. Ci abbiamo provato questa settimana. Per viaggiare l’indomani da Palermo e Milano si partiva dai 200 euro. Anche se in quel caso Palermo-Milano si fa solo per dire, perché per avere la migliore tariffa bisogna volare tra Trapani e Bergamo, che a occhio e croce sono due città diverse. Se davvero si vuol viaggiare tra i due capoluoghi senza passare da Trapani si sale a 240 euro. Se poi per disgrazia l’aereo devi prenderlo il giorno stesso, perché un imprevisto nella vita può sempre capitare, ecco che si arriva a 581 euro. Quando per andare da Milano a Miami andata e ritorno lo stesso giorno si poteva prenotare per la settimana un allettante volo diretto per 398 euro.
La musica non cambia su Catania. Anzi, quest’estate il delirio ha riguardato soprattutto Fontanarossa. Quando abbiamo provato a guardarci intorno l’altroieri, i prezzi per Milano per il giorno dopo si aggiravano tra i 240 e i 400 euro. E per fortuna siamo in bassa stagione. “In alcuni periodi dell’anno un Catania-Milano costava più di un Roma-Tokyo – racconta Manfredi Zammataro, segretario regionale di Codici -. Abbiamo trovato per quella tratta anche biglietti da 700 euro”. Per la precisione, da una simulazione effettuata dall’associazione a titolo meramente esemplificativo su un noto motore di ricerca di viaggi, è emerso che nel periodo di luglio un biglietto andata e ritorno da Milano per la capitale giapponese costava 544 euro a fronte dei 603 euro necessari per raggiungere invece Milano da Catania, E al di là dei picchi massimi, lo scorso Natale, riportava Repubblica, il costo di un collegamento tra Milano e la Sicilia si aggirava tra i 400 e i 500 euro.
L’esposto dell’associazione Codici nasce dalle lamentele di utenti siciliani, che segnalavano i prezzi eccessivamente elevati per l’acquisto di biglietti aerei per tratte da e per la Sicilia, in particolare sul volo Catania – Milano e Milano – Catania. Un problema che certo non riguarda solo i turisti. “Molti degli utenti sono costretti ad compiere il viaggio non tanto per questioni meramente turistiche quanto dettate da necessità di tipo medico – spiega Zammataro -. E tra le segnalazioni che abbiamo raccolto ci sono anche quelle dei professori finiti altrove per via della ‘buona scuola’. E anche degli studenti fuori sede. Continuiamo ancora a ricevere segnalazioni di questo tipo. C’è stato anche chi ha fatto notare che per rientri improvvisi nella città di appartenenza, quali possono essere quelli dettati da lutti, ricoveri o altre necessità che non possono essere precedentemente programmate, i prezzi sono esorbitanti poiché il biglietto è stato acquistato ‘last minute’”.
I dolori del viaggiatore non riguardano certo solo Milano. Tra le altre tratte segnalate all’associazione, si sono distinte in particolare quelle che da Catania – o da altri scali siciliani come Palermo e Comiso (Rg) – portano a Bologna (protagonista di molte lamentele pervenute e peraltro tappa obbligata per chi, ad esempio,deve raggiungere ulteriori destinazioni sprovviste di sedi aeroportuali) o ancora a Torino, Varese, Bergamo, Brescia, Firenze, Prato, Parma, Piacenza, Roma e viceversa”.
Anche la politica negli ultimi tempi ha rivolto la sua attenzione al tema. “Non è più tollerabile che il costo di un volo aereo da e per la Sicilia superi anche i 500 euro. È ora di dire basta. Per questo motivo mi farò promotore di un ordine del giorno che impegni il presidente della Regione e l’assessore alle Infrastrutture affinché intervengano sul governo nazionale”, diceva solo qualche giorno fa il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone. Anche il Movimento 5 Stelle ha presentato nei mesi scorsi un’interrogazione parlamentare al ministro per Sviluppo Economico sul tema.
La risposta difficilmente si avrà dalle misure in favore della continuità territoriale già approvate a livello europeo. Per la Sicilia in ballo ci sono una ventina di milioni, ben poca cosa. L’unica via di scampo è la concorrenza. “Il tema non rientra nelle nostre competenze ma certo la concorrenza è l’unica risposta e in questi anni abbiamo fatto tutto il possibile perché aumentasse il numero di compagnie che operano sul territorio nazionale”, dice il presidente dell’Enac Vito Riggio.
La settimana scorsa il numero due Ryanair, Kenny Jacobs, in un’intervista a Repubblica parlava della volontà della compagnia low cost di puntare nei prossimi mesi su Sicilia e Calabria: “Voi avete posti unici nel Meridione. I britannici, al netto della Brexit che resta un grande punto interrogativo per tutti, adorano l’Italia. Lo stesso i tedeschi. Solo che occorre spostare l’attenzione da luoghi ormai sfruttati come la Toscana, verso posti tutti da scoprire come Calabria e Sicilia che oggi valgono per noi circa 7,5 milioni di passeggeri. Noi vogliamo triplicare questo dato”.
E qui entrano in gioco prima gli accordi con le società di gestione degli scali e poi le assegnazioni degli slot,decise dai “padroni dei cieli” di Assoclearence, saldamente in mano alla triade composta da Enac, compagnie nazionali (Alitalia) e dalle società di gestione degli aeroporti italiani. A Punta Raisi la Gesap sta lavorando parecchio con le low cost. Ryanair è già primo vettore nello scalo palermitano, con 2,2 milioni di passeggeri su 5,4. “E abbiamo un calendario fitto di incontri in programma in autunno con le compagnie per potenziare ulteriormente l’offerta per i passeggeri”, racconta il numero uno di Gesap Fabio Giambrone. Che ricorda come su alcune tratte oggi l’offerta sia “già più variegata, come su Roma ad esempio”. Non su Linate, dove, da Palermo e Catania (e un po’ dappertutto) si vola solo con Alitalia e Meridiana. E per pescare altre opzioni tocca atterrare a Malpensa o Bergamo, con il supplemento di tempi necessari per arrivare in città, tempi che se si arriva da Mosca si ammortizzano certo meglio che quando si viaggia su un volo “domestico”.
Anche Catania punta sull’incremento delle compagnie. “Maggiore sarà il numero dei voli e della concorrenza maggiore sarà il beneficio per il territorio”, sintetizza il nuovo ad Nico Torrisi. Oggi una tratta alquanto sguarnita, con conseguenze infelici per i costi, è quella su Napoli. Che però tra quest’autunno e l’estate prossima vedrà incrementare sensibilmente i voli da Fontanarossa con Easyjet e Volotea.
Intanto, aspettando l’Antitrust, la parola d’ordine per i viaggiatori è prenotare con largo anticipo. Oggi con un po’ di fortuna si vola da Palermo a New York con meno di 400 euro. Meno di quanto costa volare a Linate se per disgrazia tocca staccare il biglietto all’ultimo minuto.