SOTTRAE IL FIGLIO AL PADRE E SCAPPA IN AFRICA: AL VIA IL PROCESSO CONTRO LA MADRE.

Avv. Zammataro “Secondo l’Istat  in Italia, su 10 matrimoni, tre finiscono con una separazione. Dietro i numeri ci sono i drammi vissuti da famiglie spezzate: l’incomunicabilità costringe i coniugi a stare lontani e trovare due tetti distinti. E a farne le spese sono sempre i più piccoli”.

Ha avuto inizio il 17 marzo 2017 dinnanzi al Tribunale di Catania, il procedimento penale  che vede imputata una madre con l’accusa di aver sottratto il proprio bambino alle cure paterne, portandolo con sé, permanentemente e contro il volere dell’ex-partner, nel proprio Paese d’origine. L’udienza ha visto il racconto straziante del padre, assistito in aula dall’avvocato Manfredi Zammataro, che ha ripercorso tutte le tappe che hanno portato alla sottrazione del figlio da parte della madre.

Il caso riguarda l’ennesimo esempio di sottrazione di minore, azioni che da tempo il CODICI – Centro per i diritti del cittadino tenta di combattere attivando precisi sportelli e azioni di sensibilizzazione come la campagna titolata “Voglio papà”. Il bambino, dopo la separazione dei genitori, sarebbe andato a vivere con la madre e con i nonni materni fino al momento in cui la donna ha deciso, autonomamente e senza comunicare la propria intenzione all’ex-marito, di partire per l’Africa (di cui è originaria) portando con sé il bambino. Successivamente la donna ha non solo esplicitato l’intenzione di rimanere nella propria terra d’origine, ma ha pian piano limitato sempre più i contatti tra padre e figlio.

La vicenda, se confermata in sede processuale, rappresenta l’ennesimo caso di sottrazione illecita di minore alla potestà paterna: una tragedia vissuta da tanti genitori che, oltre alle difficoltà dovute al divorzio, si ritrovano a dover far fronte all’ostilità dell’ex-partner tramutata in quella che la comunità scientifica ha definito come PAS, Sindrome da alienazione parentale.

Quella vissuta da molti genitori e, in particolare, da molti padri che si vedono allontanare i propri figli da un ex-coniuge per astio, vendetta, risentimento e quant’altro è una tragedia reale” ha dichiarato l’Avvocato Manfredi Zammataro, presidente regionale di CODICI – Centro per i diritti del cittadino – Sicilia “La PAS è sempre più riconosciuta come sindrome a tutti gli effetti, le cui conseguenze si riversano direttamente sul rapporto genitore-figlio. La sofferenza provocata dal distacco di un figlio non è percepita solo dalle mamme, ma anche inevitabilmente e in egual misura dai padri, che nella maggior parte dei casi vedono distruggere il proprio ruolo genitoriale, assieme alla possibilità di partecipare attivamente alla crescita e alle tappe che il bambino raggiungerà.

Secondo l’stat – prosegue Zammataro – in Italia, su 10 matrimoni, tre finiscono con una separazione. Dietro i numeri ci sono i drammi vissuti da famiglie spezzate: l’incomunicabilità costringe i coniugi a stare lontani e trovare due tetti distinti. E a farne le spese sono sempre i più piccoli.

I costi per un’operazione del genere ovviamente non sono bassi e sono in particolare gli uomini a farne le spese visto che in caso di figli minori debbono lasciare la casa a disposizione dell’ex moglie. Il nuovo affitto, unito all’assegno di mantenimento, rende la condizione di molti insostenibile.  

Per alcuni la situazione diviene drammatica, perché se non si è in grado di pagare un affitto o di tornare ad abitare con i genitori, l’unica soluzione è la macchina o la strada. Secondo la Caritas sono 150mila i padri che oggi in Italia vivono in totale indigenza”.  

CODICI, preso atto della gravità del fenomeno, ha deciso di offrire i suoi consulenti per l’assistenza legale e psicologica nei casi in cui si sospetta la sindrome. L’obiettivo è quello di promuovere il principio di bi-genitorialità e di riequilibrare il rapporto e il benessere dei componenti della famiglia.

CHE COS’E’ LA SINDROME DI ALIENAZIONE PARENTALE? Descritta per la prima volta nel 1985 dallo psichiatra Richard Gardner, la Sindrome di alienazione parentale, è la condizione in cui il figlio dà vita ad una campagna di denigrazione non giustificata nei confronti dell’altro genitore.

Questo comportamento deriva dalla manipolazione ad opera del genitore affidatario.

Come sapere se si è vittima di questa sindrome 

Ecco gli 8 sintomi che la qualificano:

  1. campagna di denigrazione:il figlio ha un ruolo attivo nella campagna di denigrazione del genitore alienato;
  2. razionalizzazioni deboli, superficiali, assurde o comunque prive di riscontri oggettivi;
  3. mancanza di ambivalenza:per il figlio il genitore alienante possiede solo caratteristiche positive, mentre quello alienato solo negative;
  4. fenomeno del pensatore indipendente:il figlio motiva il rifiuto nei confronti del genitore alienato come frutto del proprio pensiero, negando qualsiasi influenza da parte del genitore alienante;
  5. appoggio automatico al genitore alienante:il figlio si schiera sempre e solo a favore del genitore alienante;
  6. assenza di senso di colpa:il figlio non mostra alcun sentimento di empatia nei confronti delle sofferenze del genitore alienato;
  7. scenari presi in prestito:il figlio utilizza espressioni e vocaboli che appartengono al linguaggio degli adulti, a volte misconoscendo il significato di termini provenienti dal linguaggio del genitore alienante;
  8. estensione dell’ostilità:la campagna di denigrazione e l’animosità si allarga agli altri componenti della famiglia del genitore alienato (nonni, zii, cugini, parenti).

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